rossocobalto | Mostra: Alberto Giacometti (1901-1966). Grafica al confine fra arte e pensiero
15867
post-template-default,single,single-post,postid-15867,single-format-standard,ajax_fade,page_not_loaded,,qode-title-hidden,footer_responsive_adv,qode-theme-ver-16.5,qode-theme-bridge,wpb-js-composer js-comp-ver-5.4.7,vc_responsive

Mostra: Alberto Giacometti (1901-1966). Grafica al confine fra arte e pensiero

“Si tratti di pittura o di scultura, ciò che bisogna ribadire, ciò che credo, è che in fondo conti soltanto il disegno. Bisogna appigliarsi unicamente, esclusivamente al disegno. Se si fosse un po’ padroni del disegno, tutto il resto sarebbe possibile”.
Alberto Giacometti

 

Nei giorni scorsi ho partecipato alla visita guidata tenuta dalla direttrice del m.a.x. museo alla mostra di “Alberto Giacometti (1901-1966). Grafica al confine fra arte e pensiero”.

La mostra esposta nelle sale del museo svizzero, indaga l’opera grafica dell’artista con oltre quattrocento fogli: dalla xilografia all’incisione a bulino, dall’acquaforte alla litografia.

Il percorso espositivo si sviluppa nelle sale del museo suddiviso per “aree tematiche”, le prime opere, gli oggetti irrequieti, il tema del volto e gli ultimi lavori. In ogni sala sono presenti una o più sculture, dipinti, schizzi, libri d’artista, fotografie (alcune inedite) nonché una scelta di tavole che fanno parte della raccolta intitolata Quarantacinque disegni di Alberto Giacometti, pubblicata da Einaudi nel 1963.

La prima sala presenta le opere della giovinezza. Giacometti inizia a disegnare ed appassionarsi all’arte già da bambino probabilmente ispirato dal lavoro del padre anch’egli pittore; qui sono esposti un pastello e un disegno ad inchiostro del 1911, oltre ad altre numerose opere che evidenziano l’importanza che già nelle sue prime produzioni ha il segno grafico. E’ il periodo dei primi anni a Parigi e dell’avvicinarsi al pensiero surrealista.

La seconda sala indaga lo spazio e gli oggetti irrequieti, bottiglie, sculture, quadri, stufe, mobili presenti nell’atelier di Stampa e nell’appartamento di Parigi. E’ qui che è esposta la litografia Pizzo de la Margna vu de la maison de Giacometti à Maloja (1957) e la matrice a pietra utilizzata per stamparla. Il monte e il paesaggio della sua terra natale, luogo caro all’artista dove amava ritornare ogni qualvolta ne aveva l’occasione, e lo studio di Stampa (dove conservava anche le opere del padre) sono spesso raffigurati nelle sue opere, come anche l’atelier di Parigi, la sua “tana” come amava definire il luogo del suo lavoro e del suo indagare la materia.

Nella terza e quarta sala il lavoro si concentra su pochi oggetti o figure umane: in queste opere traspare a volte un senso di solitudine e l’attenzione dell’artista è focalizzata sul soggetto, dimenticando quello che lo circonda.

Chiude la mostra un’opera davvero interessante esposta in più copie (alcune a parete – una accompagnata dalla sua matrice in pietra – e altre in bacheca) a cui Giacometti lavora già dal 1958, Paris sans fin, edita postuma ma già decisa e impostata dall’artista, opere che ritraggono angoli della cittadina francese, disegnati da Giacometti con la sua immancabile matita litografica, mentre gira per le strade di Parigi sulla decapottabile rossa (regalo a Caroline, modella ed amante)  e dove si leggono particolari e luoghi raccontati  come fosse un racconto cinematografico.

In aggiunta alle opere esposte il visitatore può approfondire la visita con due filmati che raccontano ed approfondiscono la mostra e la figura di questo artista fondamentale per l’arte del ‘900.

Accompagna la mostra il catalogo (italiano e inglese) con un ricco appartato iconografico e diversi saggi.
Il museo inoltre propone diverse iniziative ed attività legate all’esposizione, laboratori didattici, visite guidate, incontri di approfondimento, vi consiglio di verificare date e orari sul sito del museo.

L’esposizione, che si avvale di prestiti di prestigiose istituzioni e collezionisti privati su tutto il territorio svizzero e anche a livello internazionale, è a cura di Jean Soldini, filosofo e storico dell’arte, e Nicoletta Ossanna Cavadini, direttrice del m.a.x. museo e dello Spazio Officina, e si inserisce nell’ambito del tema del Centro Culturale Chiasso per la stagione 2019-2020, ossia “confine“.

La mostra chiuderà il 10.01.2021, avete quindi tempo per visitarla, il museo chiude per il periodo estivo da lunedì 3 agosto a lunedì 17 agosto 2020 compresi.